Lo avevano già fatto in passato, ma poi ognuno ha preso la sua strada: Tesla e Daimler, colosso tedesco dell’auto che include marchi come Mercedes, McLaren e Smart, una decina di anni fa lavoravano a stretto contatto. Per essere più precisi, con un investimento da 50 milioni di dollari nel 2009 Daimler divenne azionista di Tesla per circa il 9%. Un’iniezione di fondi importante, per il marchio californiano, che come ricorda ancora oggi Elon Musk gli evitò di dovere chiudere i battenti.
La collaborazione, al di là degli investimenti, è stata molto proficua per qualche anno. Il costruttore tedesco aiutava Tesla con il suo know-how ed esperienza, e la giovane casa americana si faceva le ossa nel mercato dell’auto elettrica fornendo motori elettrici a Daimler per Smart e Mercedes Classe B, quest’ultima in vendita per circa cinque anni con un powertrain elettrico che, con 180 cavalli e una batteria da 28 kWh, aveva un’autonomia di 200 chilometri.
Nel 2014, però, Mercedes decise di non rinnovare il contratto di fornitura con Tesla, ma anche di vendere le sue azioni della casa californiana. Comprate per 50 milioni di dollari, si ritrovò a rivenderle per 780 milioni. Un bel ricavo, non c’è che dire. Oggi le azioni di Tesla valgono anche di più, ma il presidente del gruppo Daimler AG, Dieter Zetsche, se da una parte non sembra avere rimpianti per questioni finanziarie, dall’altra non disdegna l’idea di poter collaborare ancora con la casa gestita da Elon Musk (che come sapete ora non è più il presidente di Tesla).
Secondo quanto riportato da media polacchi e americani, Zetsche non sembra affatto interessato a far tornare il suo gruppo un azionista di Tesla, che preferisce invece tenere come concorrente. Del resto, con la Smart che dal 2020 sarà solo elettrica e l’intera gamma EQ, passo concreto verso l’elettrificazione di Mercedes nonché “linfa vitale” del gruppo, per dirla con le parole dello stesso costruttore tedesco, la casa della stella a tre punte sarà effettivamente uno dei principali competitor di Tesla, non solo in Europa.
E non solo nel settore auto. La competizione è già accesa anche nei mezzi pesanti. Con il camion elettrico eCascadia (versione elettrica del Cascadia, molto popolare in Nord America, ndr), presentato già alcune settimane fa, Mercedes ha fatto di tutto per accelerare i tempi ed anticipare Tesla con il suo Semi truck. Come nel caso delle auto, in pratica, Tesla è riuscita a mettere sotto pressione il gruppo Daimler, uno dei principali costruttori di camion del mondo, che ha così lanciato sul mercato il suo primo eTruck, e annunciato che ne presenterà quanto prima altri due modelli.
L’eCascadia ha dimensioni e capacità simili al Tesla Semi, ma ha un’importante caratteristica che lo rende meno appetibile, soprattutto per chi deve fare lunghe tratte: ha un’autonomia di circa 250 miglia (poco più di 400 km), mentre il Tesla Semi ne garantisce il doppio. Insomma, il lavoro da fare per battere le prestazioni di Tesla è ancora molto, per i camion di Daimler.
Ora, però, a Tesla non resta che partire con la fabbricazione dei suoi camion elettrici. Le prenotazioni, avviate nel novembre 2017, hanno svelato un mercato promettente (perlomeno, negli USA, perché in Italia per quanto ne sappiamo ne è stato ordinato solo uno, da una nota azienda di trasporti e logistica). Da Paolo Alto dicono che il Tesla Semi entrerà in produzione nel corso del 2019. Sarà solo competizione, fra Tesla e Mercedes, o oltre a fronteggiarsi su diversi piani torneranno a collaborare in nome dell’elettrificazione globale? Chi vivrà vedrà.
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