Model S, Model 3, Model X e Model Y. In una parola: S3XY! Nascono da questo gioco di parole, ideato già una decina di anni fa da Elon Musk, i nomi dei primi modelli Tesla che, dopo la Roadster, abbiamo visto progettare o circolare in questi anni. La Model 3, infatti, non si chiama così perché è il terzo modello di casa Tesla, come pensano in molti, ma perché ha sostituito il nome “Model E”, già registrato da Ford.
Di Model S e X abbiamo parlato più volte, così come di Model 3, che pur non essendo ancora sulle strade popola già da tempo i nostri sogni e pensieri, oltre che le pagine di giornali e siti Web di tutto il pianeta. Della Model Y, invece si sa un po’ meno. Ma una cosa è certa: sarà un piccolo SUV che alcuni azzardano già definire “la sorella minore della Model X”, compatta ma di segmento superiore rispetto alla Model 3. Che, al contrario di quanto si pensava all’inizio sentendola presentare anche come “una versione crossover della Model 3”, non deriverà da quest’ultima, e soprattutto non verrà costruita sul suo stesso pianale.
Model Y non avrà gli specchietti retrovisori, ma monterà al loro posto delle telecamere. Disporrà di un sistema di apertura verticale delle portiere simile alle Falcon Wings della Model X, ma non sarà lo stesso, anzi ne rappresenterà un’evoluzione tecnicamente più avanzata. Progressi a livello tecnologico sono previsti, rispetto ai precedenti modelli Tesla, anche per la nuova scocca, che non poggiandosi sullo stesso pianale della Model 3 permetterà alla casa californiana di fare un ulteriore passo avanti nello sviluppo e soprattutto nella produzione dei suoi autoveicoli: l’eliminazione della batteria da 12 V attualmente utilizzata.
Questo non solo porterà all’abbandono dell’acido-piombo, ma consentirà anche di ridurre il cablaggio, operazione che attualmente viene effettuata quasi solo manualmente. Riduzione dei costi e produzione più spedita, quindi, grazie alle centinaia di metri di cavi in meno in ogni singola vettura. Secondo Musk, addirittura, quelli all’interno della Model Y misureranno in tutto 100 metri, a differenza dei circa 1.500 metri presenti in una Model S.
Secondo i piani di Elon, sarà lanciata nel 2019, ma non sarà in strada prima del 2020, ossia l’anno in cui è prevista l’uscita dei SUV elettrici dei principali marchi concorrenti: un’altra sfida non facile, se si pensa a quanto c’è ancora da fare per soddisfare la domanda globale di Model 3 nel prossimo anno e mezzo. Ma possibile, soprattutto se paragonata ad altre vittorie ottenute da Tesla in questi ultimi anni.
Si sa già che la Model Y verrà prodotta in un nuovo impianto, che secondo la CNBC si stanno già contendendo Stati americani come California, Texas, Nevada, New Mexico e Arizona. Il motivo è semplice: per gli Stati in questione si tratterebbe di un’enorme possibilità in termini di introiti, indotto e reale sviluppo; per Tesla trovare una location produttiva alternativa allo stabilimento californiano di Fremont non sarà sicuramente in grado di far fronte a un ulteriore aumento della produzione.
Secondo le previsioni, la nuova arrivata porterà a una riduzione della domanda di Model 3. Non solo, il nuovo crossover sarà ancora più richiesto della “sorella” berlina, tanto che se nel 2018 si vogliono raggiungere le 500mila unità prodotte (contro il record di quasi 84mila nel 2016), con l’uscita della Model Y si punta al milione di auto fabbricate in un anno.
Per raggiungere questo obiettivo, con la Model Y il processo di fabbricazione diventerà completamente automatizzato, una novità anche in casa Tesla che di sicuro non sarà né l’unica, né l’ultima. Come affermato dallo stesso Elon, la Model Y sarà una Tesla “mai costruita prima”. Godiamoci dunque l’arrivo della Model 3, per il momento, ma aspettiamoci di vederne delle belle anche nei prossimi anni.
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