Tesla inizierà a fabbricare le sue auto anche in Cina? Anche se per il momento non arrivano conferme da parte della casa madre, è molto probabile. Secondo alcune rivelazioni del Wall Street Journal, infatti, oltre che a Fremont il costruttore californiano ha siglato un accordo con il governo locale di Shanghai per la costruzione di una nuova Tesla Factory nei pressi della metropoli cinese. Più precisamente, l’impianto produttivo dovrebbe sorgere in una zona di libero scambio presente in quella regione, e quindi restare al cento per cento di proprietà di Tesla. In attesa di conferme a riguardo, sempre a Shanghai è stata anche inaugurata la più grande stazione Supercharger del pianeta.
Lo avevamo anticipato a inizio estate facendoci una domanda: “Tesla fabbricherà le sua auto anche in Cina?”. Ora la risposta sembrerebbe già “sì”. Soprattutto ora che non è più necessario siglare una joint venture con partner locali per avviare delle linee di produzione nella Repubblica Popolare. Ora è infatti possibile mantenere la totale proprietà dei propri impianti produttivi, purché siano in una delle cosiddette “zone di libero scambio”: istituite già nel 2013 dal Primo Ministro del Consiglio di Stato Li Keqiang per rafforzare ulteriormente l’economia. Come? Evidentemente attraverso lo stimolo di una maggiore produzione interna di veicoli elettrici anche da parte di costruttori stranieri.
E così sembra avere deciso di fare Tesla, che per il momento non dà conferme: “Prevediamo di definire in modo più chiaro i nostri piani per produrre in Cina entro la fine di quest’anno”, spiegano da Palo Alto: “Continuiamo a valutare potenziali sedi per nuovi stabilimenti in tutto il mondo, per servire meglio i mercati locali e garantire prezzi accessibili”.
Del resto, quello cinese è e molto probabilmente resterà a lungo il primo e più importante mercato di veicoli elettrici del pianeta. Nel solo 2016, infatti, mentre in Italia sono state vendute poche centinaia di auto elettriche (in buona parte, ci piace sottolineare, Tesla Model S e Model X), in Cina ne sono state immatricolate 352mila (su un totale di oltre 24 milioni), quindi ben più di quelle registrate negli USA, secondo mercato globale per dimensioni: 159mila, di cui più della metà nella sola California.
“L’accordo con il governo [locale, ndr] di Shanghai permetterà al produttore di auto della Silicon Valley di costruire una fabbrica di sua proprietà nella zona di libero scambio della città”, scrive il WSJ: “Questa disposizione, la prima del suo genere per un produttore di automobili straniero, potrebbe consentire di ridurre i costi di produzione per Tesla, che avrebbe comunque una tariffa di importazione del 25%”.
Che si tratti o meno di indiscrezioni, le rivelazioni del WSJ hanno da una parte sortito effetti immediati in borsa, dove sono salite anche le azioni di quelli che dovrebbero essere i principali fornitori di Tesla nell’importante contesto asiatico; dall’altra, riconfermano l’interesse della casa californiana capitanata da Elon Musk nell’ampliare la sua presenza in Cina e in particolare nell’area metropolitana di Shanghai. Proprio lì, infatti, è stata inaugurata negli scorsi giorni la più grande stazione Supercharger del mondo. Sorta nei parcheggi sotterranei del Lilacs International Commercial Centre, nel distretto di Pudong, conta ben 50 colonnine di ricarica.
A vederla così non fa molta impressione, ma per essere in grado di (super)ricaricare 50 Tesla contemporaneamente significa che è capace di arrivare a un picco di produzione elettrica di oltre 3 megawatt. Numeri importanti, insomma, come quelli totali raggiunti dal network di Supercharger Tesla grazie a quest’ultima imponente installazione: 1.032 stazioni a livello globale, per un totale di oltre 7.300 colonnine Supercharger. L’obiettivo di raggiungere i 10mila entro la fine del 2017, insomma, si fa sempre più vicino.
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