Una particolarità di Tesla, fino a questo momento, è stata quella di avere le sue auto interamente “made in the USA”. Anzi, made in California. A parte lo stabilimento olandese di Tilburg, dove si assemblano le Model S destinate al mercato europeo, le auto di casa Musk sono infatti sempre fabbricate a Fremont, a due passi da San Francisco. Presto però le cose potrebbero cambiare: Tesla sembra infatti decisa a siglare una joint venture con un non ancora identificato partner cinese per avviare delle linee di produzione anche in Cina.
Per ora la casa madre non ha fatto commenti ufficiali sulla questione, ma se tutto ciò fosse confermato i motivi che renderebbero valida questa scelta sono almeno due.
Da una parte la Cina è il più importante mercato del mondo per i veicoli elettrici. Noto per i suoi elevatissimi livelli di inquinamento atmosferico, il gigante asiatico sta puntando molto sulla mobilità green. Grazie a quello che viene definito “leapfrogging”, o salto della rana, la Cina sta cercando di passare direttamente alle tecnologie più recenti e pulite, sia in termini di produzione di energia che, appunto, di mobilità. Il risultato è che in questo Paese, se si parla di Tesla, nel corso del 2016 le vendite sono triplicate, arrivando a superare il miliardo di dollari.
Il secondo motivo, anch’esso importante, è che una linea di assemblaggio in Cina per le auto destinate al mercato locale permetterebbe a Tesla di risparmiare sia sulla manodopera che soprattutto su una tassa del 25% che, fino ad ora, ha reso i suoi modelli più cari di quanto non accada negli Stati Uniti e nel resto del mondo.
Tesla, come chiunque voglia condurre seriamente affari nella Repubblica Popolare, sta cercando partner locali che la agevolino nell’accesso a un mercato che, in questi prossimi anni, promette estremamente bene in termini di nuove immatricolazioni a emissioni zero: entro i prossimi dieci anni, si punta a una crescita delle vendite di veicoli ibridi ed elettrici di dieci volte rispetto a quelle attuali. Un fenomeno dovuto sia al desiderio dei cittadini cinesi di migliorare le condizioni esasperanti di megalopoli in cui l’aria è ormai irrespirabile, sia a un supporto governativo che, oltre ad avere portato già da due anni la Cina alla leadership globale nella vendita di EV, vuole incentivarne ulteriormente produzione locale e acquisti.
Per la Cina quello dei veicoli di nuova generazione come quelli elettrici è dunque un settore emergente strategico. Secondo Bloomberg New Energy Finance, l’anno scorso ne sono stati venduti complessivamente oltre 283.000 esemplari, che rappresentano il 41% delle vendite globali. E sempre secondo i dati raccolti da Bloomberg, dei circa 7 miliardi di dollari di ricavi di Tesla del 2016, il 15% è stato generato nella sola Cina.
L’accordo di Tesla con il governo locale di Shanghai per realizzare una fabbrica di auto elettriche di lusso sul territorio cinese è il primo del suo genere, e potrebbe essere già finalizzato entro questa settimana. L’area individuata per la nascita dello stabilimento è la zona industriale di Lingang, alle porte della stessa Shanghai.
Come fa presente Bloomberg sul suo sito, Tesla ed Elon Musk hanno un problema che in molti, tanto a Detroit quanto nella SIlicon Valley, sarebbero ben lieti di avere: i suoi prodotti sono talmente richiesti nel mercato cinese da portare gli stabilimenti esistenti a non riuscire a stare al passo con le richieste. Un problema che, in realtà, è una dimostrazione del successo del marchio di Palo Alto, e che con l’arrivo della Tesla Model 3 (pre-ordinata già da quasi mezzo milione di persone) si potrebbe ripresentare non solo in Cina, ma anche nel resto del mondo. Non a caso si parla di una fabbrica Tesla anche in Europa, secondo mercato di EV e probabile ospite della seconda Gigafactory.
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